I fondi attivisti individuano società sottovalutate dal mercato e determinano le leve per attuare cambiamenti e farle nuovamente apprezzare in Borsa. finewsticino.ch ha parlato con il Presidente di Sterling Active Fund, Massimo Pedrazzini.

Sterling è uno degli investitori attivisti in Europa con più esperienza: da 24 anni investe nelle società di piccola e media capitalizzazione (small e mid-caps) quotate nelle principali Borse europee.

Basa la sua strategia «long only» e «high conviction» mirando ad accrescere il valore delle società attraverso un approccio impegnato che allinea gli interessi degli azionisti e del management.

Massimo Pedrazzini, quali sono le problematiche più comuni nelle small e mid-cap?

Le small e mid-caps sono più fragili e più esposte ai cicli economici in particolare se non hanno un prodotto o servizio che le pone in una posizione dominante o di nicchia o che permetta loro di crescere. Molte di loro hanno anche una governance insufficiente. Ne consegue che frequentemente anche la loro strategia e l’implementazione della stessa necessitano di revisione e di affinamento, soprattutto allorquando Management e Board sono lasciati a loro stessi, senza poter contare sul supporto di un azionariato forte.

Tali aziende sono meno preparate a livello di investor relations rispetto alle large caps, prestando meno attenzione a questi aspetti, avendo meno esperienza nel comunicare col mercato e a volte non focalizzandosi sui giusti messaggi. Va rammentato che sono seguite meno dagli analisti specialmente dopo che la mifid ha indotto la riduzione dei budget di spesa di ricerca finanziaria.

Le small e mid-caps europee sono quindi un’opportunità ?

Proprio in queste aziende vi è molto spazio di miglioramento: aiutando le società a risolvere queste problematiche svolgendo un ruolo attivo si genera valore per tutti gli stakeholders.

«La situazione era già critica»

E’ per questo che da 24 anni Sterling si concentra in questo segmento di mercato, generando plusvalore per le aziende e per i suoi investitori (return netto medio del 9.6 % annuo su 24 anni) con un approccio attivista costruttivo ed industriale, in luogo dell’attivismo a breve termine finanziario che spesso riempie le prime pagine dei giornali.

Perché lei ritene che negli ultimi anni la corporate governance nelle small e mid cap europee è peggiorata, soprattutto con riferimento alle assemblee degli azionisti?

Gli azionisti possono far sentire la loro voce al di fuori di colloqui individuali con Management e Board solo in seno all’assemblea generale, che dopo la pandemia è diventata un esercizio di puro stile. La situazione era già critica. La pandemia non ha fatto che peggiorare le cose.

Seppur le società siano tornate a svolgere le assemblee in presenza, gli investitori si sono oramai abituati a non presenziare ed a limitarsi a votare per procura, in molti casi non avendo neppure la voglia di esaminare attentamente le proposte o il tempo per farlo visto che i termini di convocazione delle assemblee si sono ridotti.

«Questo impedisce agli azionisti di confrontarsi prima e durante le assemblee»

Per molte società inglesi si parla di 14 giorni, ma in genere una ventina di giorni a seconda della legislazione applicabile allorquando il voto per procura va esercitato, per ragioni tecniche, al più tardi 10 giorni prima dell’assemblea.

Questo impedisce agli azionisti di confrontarsi prima e durante le assemblee. Persino le società preposte ad esaminare le proposte nell’interesse di una sana corporate governance, quali ISS e Glass Lewis, non riescono ad esprimere per tempo le proprie raccomandazioni.

Come è strutturato il processo di investimento del vostro fondo?

Il fondo investe in small e mid-cap quotate europee che hanno una forte posizione di mercato e/o un buon prodotto o servizio ma che hanno uno o più fattori di stress che le rendono meno attraenti e sottovalutate in borsa.

La nostra attività da azionisti impegnati mira a portare i necessari cambiamenti per farle apprezzare nuovamente dal mercato. La nostra analisi è molto simile a quella che fanno le società di Private Equity, ma si basa solamente su informazioni pubbliche; questo spiega il limitato numero di investimenti (tra 10 e 12) nel portafoglio.

In che modo le tematiche ESG sono integrate nel vostro processo di investimento?

Sterling è riconosciuta nella Governance con oltre 24 anni di storia ed ha al suo attivo circa 60 investimenti dei quali il 90 % con esito positivo in termini di performance finanziaria.

Nei processi di governance rendiamo attento il management delle società alla necessità di adeguarsi anche agli altri aspetti della sostenibilità e monitoriamo i loro progressi.

Come viene attuata la strategia attivista?

Occorre essere estremamente flessibili ed adattare strategia ed approccio alle caratteristiche del caso e delle persone coinvolte, siano esse a livello di Board, Management o investitori.

Se il problema è il Management o il Presidente, che vada sostituito, la strategia consiste nell’evidenziare le ragioni per cui il cambiamento si impone, confrontando prima il Board e/o il Management e poi se del caso altri azionisti. L’esperienza insegna che questa strategia nella stragrande maggioranza dei casi ha successo senza necessità di una «public campaign».

«Ciò richiede una conoscenza approfondita del business»

Se il problema è la strategia, focus e vendita di attività non sinergiche, o espansione con una «buy and build strategy», occorre dare al Consiglio di Amministrazione gli argomenti per giungere alla stessa conclusione. Ciò richiede una conoscenza approfondita del business, un analisi dettagliata della concorrenza, tempo e capacità di dialogo.

Nel caso in cui il problema sia la quotazione, occorre convincere la società ad essere proattiva per trovare il «best owner», e se del caso agevolarla nelle discussioni con i possibili acquirenti.

A fronte di un problema dovuto alla struttura del capitale e nello specifico ad un eccessivo indebitamento, sosteniamo attivamente l’emissione di nuove azioni.

Nel caso in cui vada migliorata la comunicazione con gli investitori o in ambito ESG offriamo assistenza direttamente alla società che generalmente non ha risorse interne con lo stesso livello di esperienza.


Un appello agli investitori:

  • non sottovalutate l’importanza dell’assemblea generale e dei temi da deliberare, accettate il confronto con altri azionisti (spesso rifiutato perché si teme, ingiustificatamente, di essere accusati di finire nell’«acting in concert»);
  • opponetevi alla riduzione dei termini di convocazione dell’assemblea, per non trasformare l’assemblea generale in una pura formalità.

Massimo Pedrazzini attualmente è presidente del Gruppo Fidinam, di ST Group Holding, di ST Real Estate Holding e di Sterling Active Fund. Nel 1985 ha iniziato la sua carriera presso lo studio legale Tettamanti Spiess & Associati di Lugano (poi rinominato Brunoni Pedrazzini Molino Mottis) di cui è stato socio dal 1993 fino al 2005, occupandosi in particolare di diritto contrattuale, M&A, societario, fiscale internazionale e finanziario. Durante questo periodo ha seguito società industriali e finanziarie in joint-venture transfrontaliere e operazioni di M&A in Europa, Asia e America. Si è laureato in Giurisprudenza all'Università di Ginevra, ha la doppia cittadinanza svizzera e italiana.