Il bond annunciato dalla banca guidata da Alberto Nagel ha riscosso domande per oltre tre volte l’offerta. Intanto dal verbale dell’assemblea sbuca un blocco romano contrario al Cda.

Il ritorno sul mercato obbligazionario di Mediobanca ha riscosso un successo che ha confermato come la sintonia fra il management della banca e il mercato non si sia affatto interrotta.

L’istituto ha collocato un nuovo bond subordinato, di tipo «senior preferred», da 500 milioni di euro che ha una durata di sei anni, scadenza prevista a febbraio 2030 e dotata di un’opzione di racquisto dopo il quinto. La domanda è stata pari a 1,8 miliardi di euro, oltre tre volte superiore all’offerta. Il nuovo bond garantirà una cedola pari al 4,375%.

In particolare dalla Francia

L’elevata domanda non può che essere letta come la conferma della fiducia degli investitori nel nuovo piano triennale. La distribuzione del bond ha visto la partecipazione dei principali investitori istituzionali esteri.

Nel dettaglio il 76% degli ordini sono arrivati dall’estero: in particolare dalla Francia il 30%, da Germania, Austria e Svizzera il 24%, da Regno Unito e Irlanda l’8% e dall’area iberica il 6%. Gli ordini italiani sono stati pari al 24% del totale.

Blocco romano contrario

Intanto a un mese dall’assemblea di bilancio che ha visto il rinnovo degli organi sociali, con la vittoria della lista presentato dal Cda a discapito di quella appoggiata da Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone, primi due soci della banca con una quota rispettivamente di poco sotto il 20% il primo e di poco inferiore al 10% il secondo, sono stati pubblicati i verbali assembleari.

Dalla loro lettura è emerso che hanno votato a favore di Delfin e Caltagirone due banche romane ovverosia Finnat della famiglia Nattino e Banca del Fucino, nota ai più per essere stata per decenni la banca della famiglia patrizia dei Torlonia.

Del milieu della capitale fa parte anche Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Enel e consigliere di amministrazione di Generali in quota Delfin e Caltagirone e che quindi ha votato contro la lista del Cda con le azioni che detiene direttamente e attraverso una sua holding personale.

Piccole delusioni per Nagel

Qualche piccola delusione (piccolissima se si pone attenzione alle azioni detenute) Alberto Nagel l’ha avuta leggendo come sono stati votati i punti all’ordine del giorno. Il voto contrario alla lista del Cda di Romano Minozzi, socio storico del patto di sindacato e patron di Iris Ceramica, era stato già metabolizzato dopo che era stato annunciato da un’intervista a un quotidiano.

Fa già più impressione leggere dei voti contrari di Giulio Gallazzi, fondatore di Sri e di Bernardo Vacchi (anch’egli impegnato in Sri) cugino di Alberto Vacchi, patron di Ima, manager quest’ultimo molto amico di Nagel.

Con quote pari

Tra le new entri fra i soci di Mediobanca vi sono nomi conosciuti e meno conosciuti del panorama imprenditoriale italiano. Della pattuglia dei meni conosciuti fa certame te parte l’imprenditore piemontese Gianni Ciarva.

Decisamente più noto il patron di Calzedonia Sandro Veronesi, Alberto Aspesi, fondatore dell’omonima casa di moda, e la famiglia Merloni tutti con quote pari a frazioni di punto.