Con una mossa a sorpresa la Fondazione Crt vende la quota nella banca milanese e arrotonda la partecipazione nell’assicurazione triestina. Le possibili ricadute su Unicredit.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

La Fondazione Crt, guidata da Fabrizio Palenzona, con una mossa a sorpresa ha ceduto la partecipazione dell’1,8% che controllava nel capitale di Banco Bpm e ha al contempo incrementato la quota nel capitale delle Generali portandola dall’1,6% al 2%. Ad esito dell’operazione le casse della fondazione si sono arricchite di altri 10 milioni di euro circa.

La cessione della quota della banca guidata da Giuseppe Castagna infatti ha fruttato circa 140 milioni di euro, di cui 80 milioni di euro sono la plusvalenza rispetto ai valori di carico mentre l’arrotondamento del Leone è costato circa 130 milioni di euro.

Triplicato l’investimento

In una intervista concessa poco dopo al «Sole 24 Ore», Palenzona ha spiegato che dietro la mossa ci sia stata solo la volontà di portare a casa la plusvalenza. «Ho messo in pratica quanto suggeriva Enrico Cuccia: vendi, guadagna e pentiti. Grazie all’ottimo lavoro del dottor Giuseppe Castagna abbiamo quasi triplicato l’investimento» confermando poi che con la plusvalenza incassata «abbiamo consolidato la nostra storica partecipazione di lungo termine in Generali, ora intorno al 2%».

La decisione dell’amministratore delegato del Leone Philippe Donnet di proporre alla prossima assemblea della compagnia di distribuire ai soci ulteriori 500 milioni di euro sotto forma di cedole e buyback , ha reso l’azionariato delle Generali un posto ancora più indicato per raccogliere soldi.

Addio nozze Unicredit – Banco Bpm

La mossa, come era inevitabile fosse, è stata letta anche alla luce delle possibili ripercussioni sul prossimo consolidamento bancario. La prima, ovvia, deduzione è che il dossier di integrazione fra Unicredit, dove Crt è presente con poco meno del 2% del capitale, e la stessa Banco Bpm sia definitivamente passato di moda. Il matrimonio, tra l’altro, era stato rilanciato dallo stesso Palenzona all’indomani della sua elezione alla presidenza di Fondazione Crt.

Secondo un’interpretazione più Machiavellica l’uscita avrebbe il pregio di non mettere in imbarazzo la Fondazione caso di mosse ostili di Unicredit sul Banco Bpm. Ma si tratta di un’interpretazione più di scuola che altro. Per il Banco Bpm sono tornati di attualità le indiscrezioni su un possibile matrimonio con Mps.

L’unione genererebbe grosse sovrapposizioni in Lombardia e, questo, paradossalmente potrebbe non essere un male ma un bene. Quegli assetano un compratore naturale in Unicredit, che vuole avvicinare la sua presenza in Lombardia a quella di Intesa Inoltre. Inoltre la cessione di asset di pregio avrebbe il beneficio di abbassare i costi di integrazione.

Palenzona guarda a Trieste

Non si può dimenticare che le Generali, insieme a Mediobanca, sono i sogni proibiti di Palenzona. I vertici del Leone andranno in rinnovo fra un anno, quando sarà pienamente operativo il Ddl capitali che, nella sua attuale formulazione, indebolisce la lista presentata dal Cda per il rinnovo del consiglio di amministrazione in favore, anche, delle liste di minoranza, come sarebbe quella presentata dalla sola Crt.

Nel frattempo Palenzona sarà impegnato a portare a termine la cessione di Prelios, di cui è presidente, alla Ion di Andrea Pignataro. L’operazione da 1,35 miliardi di euro è finito sotto la lente del Governo.

Palenzona a più riprese si è detto assolutamente convinto che il semaforo verde arriverà senza impedimenti. Certo è che la grande vicinanza di Palenzona a Giorgia Meloni non rende felice Matteo Salvini cui farebbe estremamente piacere e comodo avere una sponda finanziaria tanto potente dalla sua parte.