Nuova operazione di consolidamento nel settore dei service di crediti in difficoltà ora che Ion è a un passo dall’acquisto di Prelios.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Il consolidamento bancario parte dai «Non performing loan» (Npl). O, meglio, dalle società che quegli Npl hanno acquistato negli anni liberando i bilanci delle banche. Alla vigilia delle nozze fra Prelios e la Ion di Andrea Pignataro, cui manca solo l’ok di Bankitalia che ha chiesto un surplus di informazioni, altre due società del settore annunciamo l’intenzione di fondersi.

Si tratta di Dovalue e Gardant. La prima è il più grande service italiano di npl con un Gross Book value di 116 miliardi di crediti a fine 2023, controllato dalla giapponese Softbank e da Bain Capital, mentre Gardant è controllata dal fondo americano Elliott e partecipata dal gruppo Tages e dai manager, ed ha in pancia circa 60 miliardi di Npl in gestione.

Forti oscillazioni al ribasso del titolo

Le indiscrezioni su una possibile unione delle due società circolavano da tempo e, secondo quanto si apprende, sarebbe stato proprio l’intensificarsi dei rumors di mercato a suggerire di rendere di dominio pubblico le trattative.

In particolare, le recenti forti oscillazioni al ribasso del titolo Dovalue, conseguenti a delle rettifiche contabili imposte dalla svalutazione dei contratti spagnoli, avevano fatto temere che le nozze tra le due aziende potessero saltare per una eccessiva divaricazione del valore delle azioni.

L’obiettivo è la creazione del maggior operatore sud-europeo sugli Npl con una forte leadership in Italia e Grecia. L’operazione consentirebbe a Dovalue di uscire da un periodo di difficoltà, che l’ha portato ad avere a fine 2023 un debito di 475,2 milioni.

Premio significativo

L’operazione, così come è stato anticipato da Dovalue, prevede che Elliott, Tages e i manager cedano il 100% di Gardant a Dovalue, che finanzierà il deal lanciando un aumento di capitale sul mercato, aumento che ha già raccolto gli impegni di sottoscrizione dei suoi due principali azionisti di Dovalue, SoftBank e Bain Capital.

L’aumento, insieme a una loan facility in corso di negoziazione con un pool di banche, finanzierà la componente cash della contropartita, Inoltre è prevista anche una componente in azioni Dovalue, a seguito di un aumento di capitale riservato a Elliott e gli altri soci di Gardant, «da emettere a un premio significativo rispetto all'attuale prezzo».

Reverse merger?

A esito dell’operazione Elliott avrà circa il 20% della nuova compagine, con Softbank che dovrebbe diluirsi al 20% e Bain Capital rimanere al 10%.

I numeri non sono ancora stati svelati ma, secondo fonti di mercato, Dovalue (che in borsa capitalizza 154 milioni a fronte di un ebitda di 175 milioni) dovrebbe valorizzare Gardant circa 350 milioni a fronte di un Ebitda stimano attorno a 50 milioni.

Numeri che hanno indotto più di un operatore a vedere in questa operazione «qualcosa di vagamente simile a un reverse merger». Al deal lavorano Lazard e Mediobanca per Gardant e Jefferies per Dovalue.

Rafforzamento negli Npe

Dovalue, in una nota, spiega che l’operazione consentirebbe al gruppo «di rafforzare ulteriormente il proprio posizionamento nella gestione degli Npe in Italia insieme a forti partner strategici» e migliorerebbe «il potenziale industriale e sinergico del nuovo gruppo con un’attesa di incremento del cash eps, della generazione di cassa e della solidità finanziaria del nuovo gruppo, rafforzandone il bilancio».

Gli analisti di Equita valutano «In linea teorica, valutiamo positivamente un’aggregazione in quanto il deal ha senso strategico e aumenta l’esposizione agli Utp grazie ai contratti di Gardant, diversificando le linee di ricavo».