Secondo il Ceo di Unicredit sarebbe una delusione dovere distribuire ai soci tutto il capitale in eccesso. Il manager è convinto di battere i risultati record dello scorso anno.

Andrea Orcel apre finalmente all’M&A e Unicredit festeggia in borsa con il titolo che è tornato su massimi che non toccava da giugno 2015 con una capitalizzazione di borsa salita a oltre 55,6 miliardi di euro, i massimi post Lehman Brothers. E’ bastato che il manager nel corso della European financials conference di Morgan Stanley si mostrasse meno rigido sulla possibilità di fare acquisti esterni per far correre la speculazione.

«Negli ultimi anni abbiamo restituito molto agli azionisti. Per quanto riguarda il capitale in eccesso, se possiamo fare acquisizioni che hanno un senso strategico, possono generare sinergie e hanno un ritorno di almeno il 15% in termini di Irr (tasso di rendimento interno ponderato per il rischio, ndr), allora penso di doverlo usare così» ha detto il banchiere.

Scelta di prede e obiettivi

Dopo un inevitabile richiamo alla necessità di dovere essere «molto disciplinati» nella scelta di prede e obiettivi, è arrivato il colpo di scena. Orcel ha infatti spiegato che sarebbe «deludente» se i rigidi criteri stabiliti dalla banca per considerare potenziali acquisizioni impedissero di impiegare in M&A almeno parte del capitale in eccesso che ammonta a 9-10 miliardi pre Basilea IV e 6-7 miliardi post Basilea IV.

«Se non potremo usare il capitale in questo modo, la mia raccomandazione al nuovo Cda sarà che nei prossimi 3-5 anni venga restituito agli azionisti» ha spiegato Orcel ribadendo che sarebbe «deluso se finisse così perché vorrebbe dire che non ho trovato un modo redditizio di investirlo. Alla fine, sarà probabilmente una combinazione delle due cose».

Investire per crescere

Orcel ha dedicato più di un passaggio alla logica dell’M&A, un inedito per il manager che finora aveva sempre liquidato le domande relative alle indiscrezioni sulla crescita esterna con risposte didascaliche. Nelle ultime settimane oltre ai rumor su un possibile interesse per Banco Bpm, che circolano sui mercati da anni, si sono aggiunte indiscrezioni su un possibile interessamento a Mediobanca, per arrivare alla quota in Generali, e sulla tedesca Commerzbank.

«Ritengo che a un certo punto serva investire per far crescere il business e che quindi M&A al giusto prezzo sia preferibile» alla semplice remunerazione dei soci ha spiegato Orcel, ribadendo che il management di Unicredit ha guardato a «varie opzioni, c'è molto rumore, ma chi segue la speculazione sarà molto deluso».

Conti record anche nel 2024

Orcel si è detto inoltre fiducioso sulla possibilità che la banca realizzi nel 2024 conti migliori rispetto a quelli del 2023, che sono stati i migliori della storia della banca. Il manager battendo le stime di bilancio ha avuto assicurato uno stipendio di quasi 10 milioni di euro. E sembra intenzionato a ripetere l’exploit anche nell’esercizio in corso.

«E' molto prematuro rivedere la guidance» ma in Unicredit «siamo assolutamente determinati a battere nel 2024 i risultati del 2023» e «costruire redditività» ha spiegato.

Con il taglio dei tassi Bce, ha poi aggiunto, ci sarà «un margine di interesse che scende, ma che è di elevata qualità, e il gap sarà colmato dalle commissioni e dagli altri buffer di ricavi» realizzati in questi anni. Unicredit, inoltre, intende difendere «la leadership raggiunta sui costi, sul costo del rischio e sull’efficienza. Abbiamo iniziato a parlare di costi quando nessuno lo faceva – ha concluso – e poi con l'inflazione abbiamo visto che cosa è successo».