Il presidente della Fondazione Crt si sottrae alla corsa per la poltrona più importante dell’ente che governa le fondazioni bancarie lasciando via libera alla Fondazione Cariplo.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Fabrizio Palenzona (nella foto sotto), presidente della Fondazione Crt, non parteciperà alla corsa per la successione di Francesco Profumo alla carica di presidente dell’Acri, lasciando di fatto la strada libera a Giovanni Azzone, presidente della Fondazione Cariplo.

Letta attraverso gli equilibri in seno all’esecutivo, la rinuncia di Palenzona deve essere letta come una vittoria del Ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti, storicamente molto visino al nume titolare della Fondazione Cariplo, il potentissimo ex presidente Giuseppe Guzzetti.

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Fabrizio Palenzona, presidente della Fondazione Crt (immagine: FC)

Se Giorgetti vince, in questa partita perde Giorgia Meloni, molto legata a Palenzona attraverso Guido Crosetto, ministro della difesa e vecchio democristiano piemontese come lo stesso banchiere. Il passaggio usato da Palenzona per annunciare la volontà di non correre è stato la riunione per l’approvazione del documento sul futuro dell’Acri da parte della consulta Nord-Ovest. «Sia ben chiaro – ha detto – io non sono candidato e questo documento non è in contrapposizione con nessuno e non rappresenta un documento su cui si basa la mia candidatura» aggiungendo poi: «Io sto bene dove sto, ho già tante cose da fare così».

Candidatura non decollata

Il documento, nonostante l’opera di mediazione di Profumo, non è un manifesto elettorale, ma rappresenta un’atto di accusa nemmeno troppo velato al modo in cui è stato gestito l’ente, e quindi anche alla leadership, fortemente influenzata da Guzzetti. Nel documento si auspica di «efficientare le strutture centrali di Acri, in termini di migliori e maggiori servizi prestati alle fondazioni» e di «prevedere un più ampio coinvolgimento nelle attività associative dei segretari generali/direttori generali con specifico riguardo agli aspetti operativi e tecnici». Tutto questo con l’obiettivo di «rendere più rapida ed efficace l’attività dell’Acri».

Palenzona ha preso atto che la sua candidatura non ha mai preso quota. La mossa che ha convinto definitivamente il presidente della Fondazione Crt a desistere è stata la decisione della Compagnia di Sanpaolo di appoggiare la candidatura di Azzone. Anche un’altra fondazione piemontese, CariCuneo, avrebbe voltato le spalle a Palenzona, influendo anch’essa sulla sua decisione di abbandonare la partita.

No Golden Power

Palenzona è coinvolto in una molteplicità di dossier. L’Esecutivo sembra sia ufficialmente orientato a non usare il Golden Power e quindi di concedere il via libera definitivo all’operazione con cui la Ion dell’Imprenditore italiano Andrea Pignataro acquisirà Prelios, società presieduta da Fabrizio Palenzona, in un’operazione da 1,3 miliardi di euro.

Se la presidenza dell’Acri è una partita vinta da Fondazione Cariplo, Palenzona aveva messo a segno un colpo molto rilevante poche settimane fa quando è stato annunciato che Prelios, insieme a Unicredit e Hines, si è aggiudicata la gara indetta da Fs Sistemi Urbani per la cessione dell’ex scaldo Farini di Milano, per una superficie complessiva di circa 620 mila metri quadri, che darà vita a una delle opere di rigenerazione urbana più rilevanti d’Europa.

Uno sguardo a Mediobanca e F2i

Il mancato coinvolgimento nell’Acri consentirà a Palenzona di essere eventualmente disponibile per altre partite finanziarie. Da tempo si parla di un suo possibile coinvolgimento in Mediobanca. Palenzona è poi impegnato in F2i il cui azionariato è costituito da 19 tra Fondazioni, grandi banche e che partecipa al capitale di aziende che vanno dagli aeroporti alla logistica, dalla transizione green alle reti di distribuzione e infrastrutturali, dall'intelligenza artificiale al settore socio-sanitario.

Lo scontro è entrato nel vivo con la disdetta del patto di sindacato che durava da dieci anni dopo la decisione dei manager di proporre un aumento diluitivo per i soci storici. Una proposta contestata da Enpam, la Cassa previdenziale dei medici, Unicredit e Fondazione Crt, per una partecipazione complessiva del 33% circa.

Sul fronte opposto ci sono Intesa Sanpaolo (10% diretto e 20% raccolto tra le fondazioni sue azioniste) e Cdp (14%) che, forti di una maggioranza relativa, hanno affidato ad Azzone il compito di gestire la ricomposizione degli interessi.