Tassi alti ed economia debole hanno bloccato la cresciuta delle emissioni sotto i 50 milioni di euro. Emissioni Esg ai massimi.

L’incremento del costo del denaro e la debolezza dell'economia hanno impattato negativamente sull'industria dei minibond in Italia, che nel 2023 ha registrato un netto calo rispetto al trend di crescita degli anni precedenti: le emissioni di titoli di debito per importi inferiori a 50 milioni di euro si sono fermate a un ammontare complessivo di 1,095 miliardi di euro in flessione del 42% rispetto agli 1,878 miliardi del 2022, di cui 687 milioni dalle sole Pmi.

Il risultato ha risentito fortemente del mancato contributo di circa 500 milioni da parte dei basket bond, cioè, di progetti di sistema che aggregano le emittenti per area geografica o per filiera produttiva, anche attraverso operazioni di cartolarizzazione.

Un recupero dei volumi nel 2024

Il calo, secondo quanto si evince dall'Osservatorio Minibond della School of Management del Politecnico di Milano, è stato particolarmente marcato nel primo semestre, mentre nel secondo si è vista una ripresa che potrebbe tradursi, secondo le attese degli operatori, in un recupero dei volumi nel 2024.

Le societá emittenti sono scese a 165, dalle 268 del 2022, mentre le emissioni complessive lo scorso anno sono ammontate a 184 in decisa flessione rispetto all’anno precedente quando erano state 288.

1679 emissioni in 10 anni

A partire dal 2013 sono state effettuate 1.679 emissioni di minibond dalle imprese del campione dell’Osservatorio, per un valore nominale totale di 9,98 miliardi di euro, dato che scende a 4,32 miliardi se si considerano solo le emissioni fatte dalle Pmi.

Si sono mosse in decisa controtendenza le cosiddette emissioni verdi, ovverosia quelle destinate a finanziare progetti con impatto positivo sugli indicatori di sostenibilità. I minibond Esg hanno raccoltone 2023 ben 351 milioni di euro, cioè il 32% del totale annuo. Più nel dettaglio lo scorso anno sono stati emessi 16 green minibond e 21 sustainability-linked minibond.

Buona pipeline di opportunitá per il 2024

«Il 2023 ha visto un significativo calo delle emissioni di minibond e della relativa raccolta, legato all'aumento dei tassi di interesse, alle incertezze sul futuro delle garanzie pubbliche e alla frenata degli investimenti aziendali», conferma Giancarlo Giudici, direttore dell'Osservatorio.

«Il dato interessante però, confermato dal recupero dei volumi delle emissioni di minibond nel secondo semestre dell'anno, è che gli operatori segnalano una buona pipeline di opportunitá per il 2024. Inoltre, nonostante il trend sfavorevole il 2023, ha segnato qualche piccolo record: ad esempio, le emissioni Esg hanno raccolto ben 351 milioni di euro, ovvero il 32% dell'intera raccolta annuale, e il 26% degli investimenti tracciati in minibond è arrivato da banche e fondi esteri, un valore mai raggiunto fino ad ora».

Durata media 5 anni

Solo l’8% dei minibond emessi nel 2023 è stata quotata su un mercato borsistico. Per quanto riguarda la scadenza il valore medio lo scorso anno è risultato pari a 5,21 anni, in lieve calo rispetto al 2022. Sul fronte della cedola, si è rafforzata la tendenza a offrire una remunerazione variabile legata ai tassi di mercato scelta che ha fatto crollare l’appeal dei minibond.

Le banche italiane hanno confermato una volta di più di essere il primo investitore in minibond. Gli istituti dei crediti hanno sottoscritto il 28% dei volumi seguito dai fondi di private debt italiani con il 22%, mentre fondi stranieri e banche estere hanno incrementato in modo consistente la loro quota arrivando al 26%. Cassa Depositi e Prestiti si è fermata al 13%.