Il Tribunale federale annulla l’azzeramento dei bond Credit Suisse

 Di Maria Chiara Consoli, redattrice di finewsticino.ch a Milano

Il Tribunale amministrativo federale svizzero ha messo in discussione uno dei pilastri del salvataggio di Credit Suisse da parte di UBS: l’azzeramento dei bond perpetui noti come AT1 (Additional Tier 1).

Secondo la sentenza, la misura – che aveva colpito strumenti per un valore di 16,5 miliardi di franchi – non era giustificata dalle condizioni contrattuali.

Le regole del bailout sovvertite

Il 19 marzo 2023, rappresentanti del Dipartimento federale delle finanze, della FINMA, della Banca nazionale svizzera e delle banche coinvolte avevano annunciato l’azzeramento di tutti gli strumenti di capitale AT1.

In un’operazione senza precedenti, le azioni – che normalmente dovrebbero essere le prime a perdere valore in caso di crisi – vennero invece mantenute al 25 per cento.

Nessun evento scatenante per l’azzeramento

Il TAF ha annullato la decisione della FINMA, precisando tuttavia che sul ripristino della situazione precedente non si è ancora espresso.

Secondo i giudici, non si era verificato l’evento scatenante previsto contrattualmente per l’azzeramento: Credit Suisse, al momento della decisione, risultava sufficientemente capitalizzata e conforme ai requisiti sui fondi propri.

Le misure della Confederazione e della BNS servivano solo a garantire liquidità, senza intaccare la base di capitale proprio.

Una violazione dei diritti di proprietà

Il Tribunale ha sottolineato che l’azzeramento dei bond AT1 costituiva una grave ingerenza nei diritti di proprietà degli obbligazionisti e avrebbe richiesto una base legale chiara e formale.

La decisione della FINMA del 19 marzo 2023, fondata su un’ordinanza di necessità, è stata quindi ritenuta priva di solidi fondamenti giuridici.

Ordinanza incostituzionale sotto molteplici aspetti

Il TAF ha esaminato anche la costituzionalità dell’ordinanza di necessità su cui si basava la decisione.

La disposizione è risultata incostituzionale sotto diversi profili, poiché contraviene alle norme che regolano il diritto del Consiglio federale di emanare simili ordinanze, alle esigenze di espropriazione e alla garanzia della proprietà (art. 26 Costituzione).

Una battaglia legale tutt’altro che conclusa

La decisione del TAF può ancora essere impugnata davanti al Tribunale federale. Tuttavia, questa sentenza segna un precedente di grande rilievo e potrebbe aprire la strada a richieste di risarcimento miliardarie da parte degli investitori colpiti.