UBS stringe la cinghia: a rischio migliaia di posti di lavoro
Secondo informazioni riportate dal settimanale svizzero «Sonntagsblick», la banca prevede la soppressione di circa 10.000 posti nei prossimi tre anni, con impatti sia in Svizzera sia nei principali hub internazionali.
UBS sostiene che cercherà di «ridurre al minimo» gli esuberi, facendo leva su turnover naturale, pensionamenti anticipati e mobilità interna. Tuttavia, tagli di ampia portata appaiono inevitabili.
Occupazione in calo verso quota 95.000
Se il piano sarà pienamente attuato, la forza lavoro globale dovrebbe scendere a circa 95.000 posizioni a tempo pieno.
Il calo è già visibile dall’avvio dell’integrazione: da quasi 120.000 dipendenti a metà 2023 a circa 104.000 previsti per il 2025 – una riduzione media di oltre 1.250 posti a trimestre. Nei prossimi trimestri potrebbero verificarsi ondate più consistenti, fino a 2.000 tagli ciascuna.
Integrazione in ritardo e costi operativi in aumento
Il processo di migrazione è indietro rispetto alle scadenze previste. Sebbene circa l’85% della clientela sia già stata trasferita, i mandati più grandi e complessi restano da integrare e richiedono attività manuali onerose. Quanto più a lungo i sistemi di Credit Suisse rimarranno operativi, tanto maggiore sarà la pressione sui costi.
UBS ha tuttavia sottolineato a finewsticino.ch che la migrazione «procede secondo i piani».
Pressione sull’efficienza dei costi
Sergio Ermotti ha promesso sinergie per 13 miliardi di dollari, con 10 miliardi già realizzati. Tuttavia, il cost-income ratio di gruppo resta elevato, intorno al 77%.
La concorrenza diretta opera con maggiore efficienza: Morgan Stanley al 67%, Société Générale al 61% e Santander al 41%.
Wealth Management resta il tallone d’Achille
Anche il concorrente domestico Julius Baer mostra un profilo più competitivo. Nella divisione di punta Global Wealth Management i costi rimangono persistenti, con un cost-income ratio vicino all’80%.
La remunerazione elevata dei consulenti, in particolare negli Stati Uniti, è uno dei fattori che limita la capacità della banca di raggiungere i benchmark del settore.
Possibili allentamenti regolamentari
Permangono incertezze sulle future regole svizzere in materia di capitale, ma secondo «Reuters» emergono segnali incoraggianti.
Il Ministero delle Finanze sarebbe disposto ad allentare alcuni requisiti – una misura che potrebbe sostenere la valutazione di UBS in questa fase di ristrutturazione.
La banca si trova ora di fronte a una doppia sfida: realizzare le sinergie promesse e rilanciare la redditività. L’efficacia nell’esecuzione dei tagli e nella razionalizzazione dei sistemi sarà decisiva per convincere il mercato che l’integrazione di Credit Suisse possa generare valore per gli azionisti.



