Cripto-miliardari all’assalto del calcio italiano

Di Maria Chiara Consoli, redattrice di finewsticino.ch a Milano

Il mondo del calcio italiano sta attirando sempre più capitali dei nuovi ricchi della finanza digitale. Come già accaduto nel settore della monetica, i protagonisti del mondo cripto non vogliono limitarsi a sponsorizzare: vogliono guidare, influenzare e – possibilmente – vincere. Tra i dossier più caldi figurano la Juventus e la Triestina.

A Torino, la squadra bianconera è da un anno sotto i riflettori di Tether, che è diventato il secondo azionista assoluto con una quota dell’11,5%. Il primo socio resta Exor, la holding della famiglia Agnelli, con oltre il 65% delle azioni. Una quota che esclude ogni tentativo di scalata ostile. John Elkann, erede dell’Avvocato Gianni Agnelli, vive il legame con la Juventus più come un’eredità familiare che come una passione calcistica.

Tether non è nuova a progetti in Italia. Nel 2022 ha lanciato Plan ₿, iniziativa che punta a trasformare Lugano in un hub europeo della blockchain. Da allora, Bitcoin, Tether e i token LVGA possono essere usati in città per pagare tasse, multe, servizi pubblici e perfino le rette universitarie.

Exor apre spiragli, ma la vendita resta lontana

Ufficialmente, Exor ribadisce il suo impegno a lungo termine verso la Juventus. Tuttavia, fonti vicine alla società non escludono del tutto la possibilità di una cessione, a condizione che l’acquirente sia «solido e di lungo periodo». Tether, per ora, non convince: viene considerato troppo «new rich» e non abbastanza affidabile per prendere le redini del club più titolato d’Italia.

Ciò nonostante, per la prima volta dalla quotazione in Borsa, la Juventus ha nel consiglio di amministrazione un rappresentante di un socio che avrebbe i mezzi per comprarla. Durante l’assemblea del 7 novembre, Francesco Garino, candidato di Tether, è stato eletto consigliere. Il nuovo azionista non è rimasto in silenzio: ha proposto di aumentare i posti destinati alla minoranza e di rendere l’aumento di capitale accessibile a tutti gli azionisti. Entrambe le richieste sono state respinte, ma il messaggio è chiaro – il confronto è appena iniziato.

Fioretto e clava nella governance bianconera

In una nota successiva all’assemblea, Tether ha lodato Garino ma non ha nascosto il proprio malumore verso Exor. «Sebbene la Juventus resti una delle società calcistiche più iconiche al mondo», ha dichiarato la società, «Tether promuove una governance più solida, maggiore trasparenza e un coinvolgimento più equo degli azionisti di minoranza».

Il segnale è inequivocabile: Tether non intende restare un investitore silenzioso. I suoi vertici, Giancarlo Devasini e Paolo Ardoino, rispettivamente CFO e CEO, sanno che per arrivare al controllo del club dovranno convincere – o logorare – Elkann nel lungo periodo. E, a giudicare dai primi passi, hanno già iniziato a farlo.

Dogecoin conquista Trieste

Se Tether sta ancora corteggiando la Juventus, House of Doge, società collegata alla Dogecoin Foundation, ha già tagliato il traguardo: lo scorso settembre è diventata azionista di maggioranza della Triestina, diventando così la prima realtà legata al mondo cripto a controllare direttamente un club professionistico in Europa.

Il CEO Marco Margiotta ha spiegato così l’operazione: «Questo investimento va oltre il calcio». L’obiettivo è connettere la comunità globale di Dogecoin con una città dalla storia unica come Trieste.

Dal token al pallone

Il logo di Dogecoin apparirà sulle maglie della Triestina, mentre il marchio House of Doge sarà visibile su maniche, pantaloncini, cartelloni e backdrop televisivi. Ma non si tratta solo di marketing: i tifosi potranno presto acquistare biglietti, merchandising e servizi allo stadio direttamente con la criptovaluta.

Dietro l’iniziativa c’è un’idea più grande: unire due mondi apparentemente distanti – quello dei tifosi di calcio e quello degli utenti cripto – costruendo un ponte simbolico e commerciale tra la blockchain e il pallone.

Il calcio italiano si conferma un terreno fertile per nuovi capitali, questa volta digitali. Se la Juventus rappresenta la sfida dei grandi equilibri, Trieste segna l’inizio di una nuova era: quella in cui la passione per il calcio incontra il potere – e la volatilità – della finanza decentralizzata.