«L’economia dice addio all’estate: sono in arrivo venti di cambiamento»

Di Gérald Moser, Responsabile Servizi di Investimento e Chief Investment Officer Europa, LGT Private Banking

Dopo anni di crescita straordinaria, si moltiplicano i segnali di una transizione. Con l’avanzare del 2025, sui mercati globali soffia un vento meno favorevole.

Mercati del lavoro più deboli, condizioni di credito più rigide e consumi più contenuti indicano il subentrare di una fase più matura del ciclo. Questo non implica necessariamente un forte rallentamento, ma piuttosto un graduale riequilibrio tra rischio e rendimento.

L’atterraggio morbido si fa più turbolento

Negli Stati Uniti, la narrazione di un «soft landing» sta perdendo credibilità, travolta da forze sempre meno controllabili. Tensioni commerciali, instabilità politica e mutate aspettative sui tassi d’interesse contribuiscono a offuscare il quadro.

I nuovi dazi minano la fiducia di imprese e mercati, mentre scosse politiche, come l’annuncio a sorpresa di un «liberation day», hanno innescato reazioni che ricordano le turbolenze della crisi finanziaria del 2008 e della pandemia.

Gli investimenti si fanno più selettivi, i piani di assunzione più prudenti. Più che sull’economia reale, l’impatto della politica dei dazi statunitense colpisce a livello psicologico: alimenta l’incertezza, frena la fiducia nella crescita e costringe le imprese a ridefinire le strategie.

La combinazione tra clima meno favorevole, tassi elevati e scorte in rapido aumento nel retail statunitense invita alla cautela. Nel breve termine l’inflazione potrebbe salire, ma per ragioni diverse: dai rincari guidati dalla domanda si passerà a pressioni sui costi – soprattutto per effetto dei dazi.

Questi ultimi, saliti dal 2,5 per cento a circa il 13 per cento, rischiano di accentuare in modo tangibile le pressioni inflazionistiche, se dovessero restare in vigore.

L’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti dovrebbe toccare un picco intorno al 3,3 per cento nel terzo trimestre, per poi iniziare a scendere. La Federal Reserve mantiene un atteggiamento prudente. Non si escludono piccoli tagli dei tassi, forse complessivamente intorno ai 50 punti base, ma con ogni probabilità solo a partire dal quarto trimestre.

Nel frattempo, la curva dei tassi potrebbe leggermente inclinarsi verso l’alto, soprattutto in caso di attenuazione dei timori di recessione: una dinamica che potrebbe esercitare nuove pressioni sui rendimenti a lungo termine.

Un mercato obbligazionario diviso, uno scenario frammentato

La tensione tra rallentamento dell’economia e inflazione ancora elevata si riflette nelle valutazioni del mercato obbligazionario statunitense. Continuiamo a prevedere un certo allentamento grazie alle riduzioni dei tassi, soprattutto sulle scadenze brevi; tuttavia, la finestra d’azione si è ristretta, sia nei tempi sia nell’entità degli interventi.

In Europa il quadro è diverso: l’inflazione rallenta, l’occupazione tiene e ci si attende un allentamento monetario da parte della Banca centrale europea. Per il 2025 si prevedono sei tagli dei tassi, quattro nel primo semestre e due nel secondo, che dovrebbero portare il tasso di riferimento intorno all’1,5 per cento entro fine anno. In molti mercati i rendimenti reali sono tornati positivi, quasi in sordina.

I mercati azionari si muovono seguendo logiche differenti: negli Stati Uniti, le valutazioni sono elevate non per via degli utili, bensì per l’aumento della propensione al rischio. Il recente rialzo si spiega più con il calo dei premi di rischio che con una reale crescita degli utili, lasciando poco margine d’errore.

In Europa invece le azioni appaiono meno sfruttate e in parte trascurate. A catalizzare l’interesse sono soprattutto le piccole e medie imprese, meno esposte ai dazi globali e più legate alla domanda interna.

In un contesto in cui i segmenti di mercato si muovono in modo più autonomo e la volatilità resta elevata, la gestione attiva sta cautamente tornando alla ribalta. Il ridimensionamento dell’investimento passivo apre nuove opportunità per gli investitori orientati ai fondamentali.

Oro e alternative: protezione in un mondo sempre più complesso

Con mercati azionari sempre più selettivi, tornano in primo piano le classi d’investimento capaci di offrire protezione nei momenti di incertezza. Anche oggi, in un contesto di instabilità geopolitica e macroeconomica, l’oro conferma il suo tradizionale ruolo di bene rifugio.

A renderlo interessante non è solo la funzione difensiva, ma anche il crescente scetticismo sulla tenuta, nel lungo periodo, delle principali valute di riserva. A rafforzarne la domanda sono in particolare gli acquisti delle banche centrali, che rappresentano un vento favorevole di natura strutturale.

Anche le strategie alternative stanno guadagnando terreno – non a dispetto ma proprio grazie alla volatilità dei mercati. Il private debt e i real asset appaiono interessanti perché tendono a mantenere una certa stabilità anche in presenza di crescita debole e prezzi in aumento.

Gli hedge fund e le soluzioni assicurative specializzate, che in un mercato dominato dai grandi trend avevano perso smalto, tornano ora a essere valutati per la loro capacità di generare rendimenti decorrelati dalle fluttuazioni dei mercati azionari.

Il private equity si riprende con lentezza, ma resta una leva importante nel lungo periodo, soprattutto in quei settori dove il miglioramento operativo può creare valore.

La transizione della Cina da fabbrica del mondo a economia dei consumi si è rivelata complessa. Quando la crescita rallenta, a risentirne per primi sono i Paesi più legati all’export.

Ci stiamo avvicinando a una fase del ciclo in cui il capitale non cerca più slancio ma soprattutto chiarezza: una risorsa sempre più difficile da individuare in un contesto di politiche monetarie in evoluzione, crescente frammentazione politica e abitudini di consumo in cambiamento.

La stagione economica sta cambiando. Non all’improvviso, ma in modo tangibile. Non si tratta necessariamente di un passo indietro, ma forse è l’inizio di una nuova fase. Per chi è pronto ad agire con lungimiranza e determinazione, questo potrebbe rivelarsi non tanto un momento di arretramento, quanto più un’occasione per rivedere la propria rotta.