Il monito di Sergio Ermotti: il consolidamento non è finito

 Di Maria Chiara Consoli, redattrice di finewsticino.ch a Milano

In una recente intervista al «Sole 24 Ore», Sergio Ermotti, Ceo di Ubs, è stato netto: il processo di consolidamento del settore bancario italiano non si è affatto esaurito con l’offerta di Monte dei Paschi su Mediobanca.

Nel mirino, secondo molti osservatori, resta Banco Bpm – la mancata preda di Unicredit.

Banco Bpm, il sollievo temporaneo del Golden Power

L’istituto guidato da Giuseppe Castagna si è sottratto alla stretta di Andrea Orcel grazie alle rigide condizioni imposte dal governo italiano, che ha esercitato i poteri speciali del Golden Power per bloccare l’operazione.

Oggi, la banca milanese gode di una momentanea indipendenza e sogna un futuro da protagonista del consolidamento – ma il suo destino resta tutt’altro che definito.

La mossa francese di Crédit Agricole

Durante il tentativo di acquisizione di Unicredit, il partner francese Crédit Agricole ha aumentato la propria partecipazione in Banco Bpm al 20,1%.

All’inizio l’operazione sembrava difensiva, ma con il fallimento dell’offerta ora i francesi rivendicano un ruolo più forte nella governance, proporzionato alla nuova quota azionaria.

Governo e sindacati contro l’espansione francese

Il governo italiano e gli altri azionisti avevano tollerato l’ascesa di Crédit Agricole solo per neutralizzare Unicredit. Ora però l’umore politico è cambiato: il centrodestra non è incline a cessioni di controllo a capitali francesi.

Anche la Fabi, principale sindacato bancario italiano, teme un «caso Creval bis», con la perdita di potere decisionale da parte delle sedi italiane dopo l’ingresso dei francesi.

L’ipotesi di un asse con Monte dei Paschi

Banco Bpm detiene una quota del 3,74% in Monte dei Paschi di Siena. Nell’area leghista, in particolare attorno al vicepremier Matteo Salvini, si continua a coltivare l’idea di una fusione tra i due istituti per creare un terzo polo bancario nazionale.

Un’operazione che darebbe all’Italia un attore di peso nel panorama europeo.

Castagna in cerca di nuove prede

Il Ceo Giuseppe Castagna, intanto, esplora possibili acquisizioni per rafforzare la massa critica e la capitalizzazione di Borsa.

Tra le ipotesi, la Cassa di Risparmio di Asti, di cui Banco Bpm possiede già il 9,99%. La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, azionista di maggioranza con il 31,8%, è obbligata a ridurre la propria esposizione per vincoli normativi.

Effetto domino tra le fondazioni

L’eventuale disimpegno della Fondazione Asti potrebbe innescare la cessione anche da parte di altri azionisti istituzionali: la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella (12,9%), quella di Vercelli (4,2%) e la Fondazione Crt (6%).

Un contesto ideale per chi, come Castagna, punta a espandersi senza perdere l’indipendenza.

Il ritorno di Orcel? Bruxelles osserva

Orcel, Ceo di Unicredit, non è uscito di scena. La Commissione europea ha aperto un’indagine sui poteri speciali del Golden Power, ritenuti potenzialmente in contrasto con il diritto europeo sulla concorrenza.

Se Bruxelles dovesse censurare l’Italia, Orcel avrebbe il pretesto perfetto per rilanciare la sua offensiva su Banco Bpm.

Performance record e ambizioni intatte

Il titolo Unicredit è salito da 8,5 a 61,59 euro da quando Orcel è al timone – una crescita che ne consolida la leadership e il sostegno degli azionisti.

Ma se in Italia dovesse emergere un terzo polo bancario competitivo, le tensioni interne potrebbero riaccendersi. E la partita su Banco Bpm, tutt’altro che chiusa, si riaprirebbe con forza.