Finisce in rissa lo scontro tra Unicredit e Banco Bpm

La partita tra Unicredit e Banco Bpm si è tramutata in una rissa che coinvolge anche il Governo e la Consob e che potrebbe avere delle conseguenze più ampie del previsto.

Lo scontro, che rischia di degenerare in un tutti contro tutti, è diventato più duro dopo che la Consob ha concesso una sospensione di 30 giorno all’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit su Banco Bpm, per consentire il confronto con l’esecutivo sui limiti imposti con l’utilizzo del «Golden Power». Ma andiamo con ordine.

Il Governo ha imposto a Unicredit condizioni molto restrittive per l’offerta pubblica di scambio su Banco BPM, fissando quattro prescrizioni precise: mantenere per cinque anni il rapporto impieghi/depositi delle due banche in Italia; non ridurre il portafoglio domestico di project finance; preservare per almeno un quinquennio il peso attuale degli investimenti di Anima in titoli italiani e sostenerne lo sviluppo; cessare tutte le attività in Russia entro nove mesi.

In caso d’inadempienza, Unicredit rischia una sanzione fino a 20 miliardi di euro.

Condizioni capestro e rischio di maxi-multa

Dopo un tentativo di mediazione andato a vuoto, Unicredit ha avviato un’azione su più fronti. A Bruxelles ha spinto la Commissione europea a chiedere chiarimenti al Governo italiano sull’uso del «Golden Power», chiarimenti ai quali l’esecutivo ha risposto nelle ultime ore.

In Italia, l’amministratore delegato Andrea Orcel ha chiesto alla Consob la sospensione dei termini dell’offerta in attesa di lumi, presentando alla Presidenza del Consiglio anche un’istanza di riapertura del procedimento di «Golden Power» nel tentativo di ottenere condizioni più favorevoli.

Pressione su Bruxelles e Roma

La vicenda ha aperto una frattura all’interno del Governo Meloni: Forza Italia sostiene apertamente Unicredit, mentre la Lega e una parte di Fratelli d’Italia spingono per la linea dura.

Per guadagnare tempo, Unicredit ha domandato a Consob una sospensione di trenta giorni. L’Autorità ha accolto la richiesta, rilevando che «la situazione di incertezza non consente, allo stato, ai destinatari di pervenire a un fondato giudizio sull’offerta».

La sospensione decisa da Consob

La delibera di Consob ha irritato Palazzo Chigi; alcuni l’hanno letta come l’ultimo colpo di coda del presidente Paolo Savona, il cui mandato scade a marzo.

«La Consob ha applicato la legge» ha spiegato Savona. «Quando l’incertezza è alta, il mercato non può decidere: dobbiamo tutelare risparmiatori e trasparenza».

La difesa di Savona

Savona ha poi alzato i toni, ventilando le dimissioni, ipotesi che l’Esecutivo vorrebbe scongiurare: «Sono sempre pronto ad andarmene; quando non sono più gradito, lascio».

Ottenuta la sospensione, Unicredit ha impugnato davanti al Tar il decreto di Golden Power.

Ricorso al TAR

La decisione di Consob ha fatto infuriare Banco BPM. «È una misura abnorme che blocca la banca e danneggia i nostri azionisti. Ci difenderemo in ogni sede», ha dichiarato l’amministratore delegato Giuseppe Castagna.

A breve Banco BPM presenterà anch’essa ricorso al Tar contro la delibera di Consob.