I CEO dovrebbero ascoltare di più Elton John

Ricordate il caso di Kweku Adoboli? L’investment banker londinese causò nel 2011 una perdita superiore ai 2 miliardi di dollari alla UBS, con operazioni non autorizzate su derivati. Lo scandalo scoppiò nel settembre dello stesso anno.

Adoboli fu poi condannato – e l’allora CEO di UBS, Oswald Grübel, trasse le dovute conseguenze.

Né indennità, né vittimismo

«Mi assumo la responsabilità per tutto ciò che accade in banca – ma non mi sento colpevole», dichiarò Grübel all’epoca. E lo dimostrò con i fatti: si dimise, rinunciò a qualsiasi indennizzo e non si presentò come vittima. Fu un chiaro segnale rivolto al personale, agli investitori e all’opinione pubblica.

L’atteggiamento di Grübel fu considerato esemplare nella gestione delle crisi. Pur non essendo direttamente coinvolto nell’accaduto, si assunse l’intera responsabilità – un gesto di integrità istituzionale sempre più raro nella piazza finanziaria svizzera.

Tattiche, avvicendamenti, ma niente rimorso

Le crisi non sono mancate: la caduta di Credit Suisse, il «caso René Benko» in casa Julius Bär e, più recentemente, la Basellandschaftliche Kantonalbank (BLKB), con la svalutazione di 105 milioni di franchi legata alla sua controllata Radicant. Comunicati prudenti, calcoli tattici, avvicendamenti ai vertici – ma raramente si sono sentite parole autentiche di rammarico.

Nel caso BLKB, inizialmente si minimizzò, sostenendo di voler garantire un nuovo inizio ai successori. Solo con le dimissioni anticipate del CEO John Häfelfinger e del presidente del consiglio di banca Thomas Schneider si iniziò a parlare di pressioni politiche – non di responsabilità personale.

Un fallimento culturale della leadership

Ciò che emerge va ben oltre una comunicazione di crisi carente: è il fallimento culturale della leadership. Chi non è in grado di ammettere apertamente i propri errori difficilmente potrà pretendere senso di responsabilità dai propri collaboratori.

Lo disse bene Elton John: «Sorry seems to be the hardest word». In un mondo dominato da status, vanità e auto-promozione strategica, un «mi dispiace» sincero appare come una perdita di controllo. Eppure non significa resa, bensì leadership con carattere.

Una scusa autentica vale più di mille parole

Una scusa autentica può ristabilire la fiducia, all’interno come all’esterno. In un settore in cui la fiducia rappresenta il capitale più prezioso, un «mi dispiace» detto al momento giusto può essere più efficace di qualsiasi campagna di PR.