Banca Mediolanum non ha certamente sfigurato nel rodeo dei conti del 1° trimestre delle società bancarie italiane, che ha dipinto uno scenario molto positivo per gli istituti di credito quotati, con record di utili per tanti.

La società guidata da Massimo Doris ha chiuso i primi tre mesi dell’esercizio con un utile netto di 178,3 milioni di euro, in crescita del 59% sullo stesso periodo del 2022. Il margine da interessi è salito a 157,7 milioni, più che raddoppiato rispetto a un anno fa (+119%), mentre il margine operativo ha fatto registrare una crescita del 64% a 228,1 milioni.

Le masse in gestione sono salite a 108 miliardi di euro.

Family banker arma in più

Rispetto ai competitor la società della famiglia Doris ha un vantaggio competitivo, quella di essere costruita sulla figura del family banker, che fidelizza il rapporto con il cliente.

Una caratteristica sempre più rara nelle grandi banche dove il turnaround del personale è spesso talmente veloce da non consentire al cliente di consolidare il rapporto.

Per Mediolanum crescita interna

La strategia di Mediolanum è la crescita endogena. Più volte Massimo Doris, figlio del fondatore Ennio oltre che amministratore delegato della società, lo ha ripetuto prima e dopo la convention.

Parlando del futuro prossimo di Mediolanum ha affermato di vedere «una banca che continuerà a crescere per vie interne quindi non vedo nessuna operazione straordinaria. Vedo invece un’accelerazione della crescita sia per quanto riguarda il business in Italia che in Spagna».

La situazione dell’azionariato, oggi, lo mette in una posizione di tranquillità. La famiglia Doris, la madre Lina e i figli Massimo e Sara, controllano complessivamente il 40% del capitale mentre alla Fininvest di Silvio Berlusconi fa capo, secondo le risultanze Consob, il 30,124%. Fino a quando il leader di Forza Italia rimarrà in vita, l’assetto della società sarà a prova di scalata.

Dilemma Fininvest

Più complesso capire cosa accadrà quando anche Silvio Berlusconi non ci sarà più. La quota di Fininvest che fa capo al fondatore di Mediaset, pari al 61,21% dovrà essere divisa in parti uguali fra i cinque figli, i due di primo letto Marina e Piersilvio e i tre di secondo letto Barbara, Eleonora e Luigi.

Come dimostra la vicenda degli eredi di Leonardo del Vecchio, le disposizioni testamentarie che indicano gerarchie o primazie fra gli eredi sono destinate ad essere impugnate. E in molti sono pronti a scommettere che i fratelli di secondo letto non accetteranno di buon grado la leadership della primogenita Marina, voluta dal padre, né tantomeno che Piersilvio comandi tutto il comparto televisivo.

Se a questo si aggiunge che dal 2016, per espressa opposizione della Bce che non voleva che Fininvest avesse una partecipazione di controllo in Mediolanum, i diritti su quella quota sono sterilizzati al 9,99% non è difficile immaginare che senza Silvio il sodalizio sarà meno solido.

A rischio anche legame con Mediobanca

A breve un altro legame storico di Banca Mediolanum potrebbe subire degli scossoni, ovvero quello con Mediobanca.

Mediolanum ha il 3.37% del capitale della banca guidata da Alberto Nagel, quota storicamente apportata al patto di sindacato che sta per scadere e non verrà rinnovato.

Serve un Doris pacificatore

Un matrimonio fra Mediolanum e Mediobanca è stato spesso ipotizzato e altrettanto spesso smentito. Sarebbe una soluzione iperdifensiva per Mediobanca e non è detto che piacerebbe ai mercati. Quello che in molti si aspettano è che Massimo Doris possa spendersi personalmente nella contesa che porterà alla nascita del nuovo Consiglio.

Nagel, che sta lavorando alla redazione della lista del Cda, ha un rapporto storicamente conflittuale con in primi due soci, Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone, che controllano rispettivamente poco meno del 20% e poco meno del 10% del capitale della mercante bank.

Doris, in nome della sua presenza pluriennale nel capitale di Mediobanca, potrebbe giocare un ruolo di pacificatore tanto più che gli eredi di Del Vecchio hanno fatto saper di volere essere azionisti stabili, con più di un’apertura nei confronti del management.

Molto legato a futuro quota Generali

Molto dipenderà dal destino che il nuovo piano di Mediobanca, che sarà presentato ai mercati il prossimo 24 maggio, disegnerà per la quota in Generali.

Se Doris riuscirà a portare la pace in Mediobanca, inevitabilmente vedrà crescere il suo status e il suo prestigio nel mondo finanziario italiano. Non è detto che gli piaccia, ma potrebbe non avere scelta.