Il professore Martin Janssen sollecita la BNS ad alzare il tasso guida

Il 19 giugno 2025 è attesa la prossima decisione sui tassi di interesse da parte della Banca Nazionale Svizzera (BNS). Molti esperti prevedono un taglio del tasso guida dall’attuale 0,25% allo 0% e non escludono nemmeno un ritorno ai tassi negativi entro la fine dell’anno.

Ritengo che un ulteriore taglio del tasso guida sia una scelta sbagliata – al contrario, per le ragioni che seguono, considero necessaria una sua aumento:

1. Non nell’interesse dell’economia svizzera

La produttività marginale del capitale in Svizzera si aggira oggi tra il 2% e il 3% all’anno. Se il tasso guida venisse portato allo 0%, le imprese che faticano a raggiungere un rendimento del capitale del 3% l’anno riceverebbero ancora più incentivi pubblici.

Ciò non sarebbe nell’interesse dell’economia svizzera. Al contrario: si creerebbero imprese «zombie», che sottraggono risorse a quelle più competitive, pur non essendo in grado di affermarsi realmente sul mercato. Tali aziende, in linea di principio, non dovrebbero essere sovvenzionate dallo Stato.

2. Dipendenza politica dall’UE

Il franco svizzero è troppo debole da anni. Gli interventi sul mercato valutario volti ad indebolire attivamente la moneta nazionale hanno portato a riserve in valuta estera sproporzionate. In questo modo, la BNS rende la Svizzera dipendente dall’Unione Europea, sia dal punto di vista economico che, soprattutto, politico.

In caso di crisi, la BNS non potrebbe vendere obbligazioni europee senza provocare forti proteste da parte dell’UE. La sua politica monetaria rischierebbe così di doversi adattare a considerazioni politiche filo-europee.

3. Redistribuzione indesiderata

Un franco troppo debole equivale a una redistribuzione del reddito dalle famiglie ai proprietari delle imprese esportatrici (nelle grandi aziende spesso stranieri).
Se il valore ponderato delle valute estere risulta superiore del 5% (o più) rispetto a quello del franco, ciò corrisponde rapidamente a oltre 1 punto percentuale di reddito disponibile che viene trasferito altrove.

4. Carenza di personale qualificato e sue conseguenze

Negli ultimi anni, la politica monetaria della BNS è stata il principale motore dell’afflusso di imprese e lavoratori in Svizzera.

Essa ha contribuito in modo significativo all’immigrazione proveniente dall’UE, alla stagnazione del reddito reale pro capite e alla carenza di personale qualificato, con tutte le conseguenze che ne derivano.

5. Politica monetaria troppo espansiva

L’inflazione importata quest’anno sarà intorno al -2,5% annuo, spinta soprattutto dal calo del prezzo del petrolio e dall’indebolimento del franco. L’inflazione interna potrebbe essere ufficialmente riportata all’1% annuo.

Tuttavia, con una misurazione più ampia dell’inflazione domestica – considerando anche gli effetti ritardati che si stanno accumulando – il dato reale si collocherebbe probabilmente tra il 3% e il 4% annuo. In tale contesto, una politica monetaria espansiva come quella attuale non è giustificata.

6. Fondi pensione in difficoltà

I tassi bassi – e talvolta negativi – degli ultimi anni hanno messo i fondi pensione in seria difficoltà.

È stato quasi impossibile ottenere, a fronte di rischi accettabili, un rendimento tale da garantire un tasso di conversione sufficientemente elevato.

Conclusione

Non sarebbe un problema se l’inflazione importata si attestasse a -4% e quella domestica all’1-2% annuo. Contrariamente a quanto sostiene la BNS, questa non è una situazione deflazionistica.

L’economia svizzera trarrebbe benefici a breve, medio e lungo termine da uno scenario simile. Inoltre, non saremmo più oggetto di continue accuse di manipolazione valutaria da parte degli Stati Uniti.


Martin C. Janssen ha insegnato per oltre cinquant’anni economia politica e finanza dei mercati presso l’Università di Zurigo, l’Università di San Gallo (HSG), il Politecnico federale di Zurigo (ETH) e altre istituzioni accademiche, sia in Svizzera che all’estero. È stato nominato professore emerito nel 2013, ma ha continuato a insegnare regolarmente fino al 2021. Nel 1986 ha fondato Ecofin, una società di consulenza e gestione patrimoniale con sede a Zurigo, che nel tempo si è sviluppata in un gruppo di piccole imprese.