Alberto Nagel all’attacco: OPS Mediobanca su Banca Generali
Mediobanca lancia un’OPS su Banca Generali offrendo 1,7 azioni Generali per titolo, così da sciogliere il legame con il Leone di Trieste e spingere sul wealth management. Alberto Nagel la definisce un’operazione «offensiva» che, senza nuovo capitale, potrebbe ridisegnare gli equilibri bancari prima del voto del 16 giugno.
L’offerta pubblica di scambio lanciata da Mediobanca su Banca Generali che prevede un concambio di 1,7 titoli Generali ogni azione Banca Generali portata in adesione è tutto tranne che un’operazione ostile e allo stesso tempo non è nemmeno concordata.
Semplicemente è un’operazione che coinvolge due società i cui management si stimano e che, se tutto andrà come sperato dall’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel, continueranno a lavorare insieme.
Un settore in fermento
Il nuovo dossier inevitabilmente aumenterà l’entropia del settore bancario italiano, non fosse altro che la stessa Mediobanca è sotto offerta, quella presentata da Monte dei Paschi di Siena. Ed è per questo che la mossa su Banca Generali per essere efficace dovrà essere approvata dall’assemblea, convocata per il 16 giugno.
Nagel nega che ci siano finalità altre oltre a quelle industriali. L’operazione, ha spiegato in una conferenza stampa successiva all’annuncio, «non è difensiva in senso tecnico, se volete è offensiva ed è fatta per rendere Mediobanca molto più bella».
Un corteggiamento lungo cinque anni
Non è un mistero per nessuno che Nagel puntasse a questa preda da tempo. «Noi – ha aggiunto il Ceo – questo tipo di operazione, e in particolare Banca Generali, la guardiamo da cinque anni. È una costante che abbiamo esaminato in lungo e in largo.
Periodicamente aggiornato. C'è stata una prima occasione di verifica fatta subito dopo il Covid quando con il management di Banca Generali e Generali abbiamo studiato questa ipotesi. Capendo entrambi che era ed è interessante».
Tagliare i ponti con il Leone
Per Nagel lo schema disegnato rappresenta un Uovo di Colombo che gli consente allo stesso tempo di recidere definitivamente il legame con le Generali, di cui Mediobanca è il primo azionista con una quota del 13,02%, di fare un grande salto dimensionale nel wealth management e di non favorire nessuno nell’acquisto della primazia sul Leone di Trieste.
Se l’offerta dovesse andare in porto e Banca Generali portata al delisting, Generali, che ha il 51 % del capitale della sua controllata, si troverebbe ad avere in pancia il 6,5 % del suo capitale.
Clausole e ambizioni
Una delle clausole dell’offerta imposte da Mediobanca prevede un vincolo di lock-up di un anno su queste azioni. Una clausola che certamente non farà piacere ai soci del Leone e che potrebbe rendere il concambio meno appetibile di quanto si possa pensare.
Di certo l’operazione corrisponde all’ambizione storica di Nagel, uscire dalle Generali senza chiedere nulla ai soci di Mediobanca. «Il rapporto relativo tra i due titoli», ha detto, «è posizionato particolarmente bene.
Addio alla dipendenza da Generali
Praticamente, usando tutte le nostre azioni Generali possiamo fare l'operazione senza toccare il capitale di Mediobanca o chiedere capitale ai nostri azionisti. Mediobanca esce dalla parte assicurativa ed entra in quella di wealth management. È un'operazione chiara. Non ci sono residui di partecipazioni».
Nagel, parlando con i giornalisti, ha voluto sottolineare che in passato «molti ci hanno accusato di essere troppo dipendenti da Generali in passato e questa operazione non è una risposta diretta a questa critica, ma la soluzione a un tema che c'era sul tavolo, ossia la nostra presenza in Generali.
Le grandi banche in agguato
Ora, se questa operazione, industrialmente e finanziariamente valida, risolve questo problema non è sbagliato». Le azioni Generali detenute da Mediobanca sono al servizio di questa operazione.
L’ad di Mediobanca è consapevole che Unicredit e Intesa Sanpaolo avrebbero potuto essere interessati a subentrare alla «merchant bank» di Piazzetta Cuccia. Che lascia perlomeno la porta socchiusa.
«Ho sempre auspicato che Generali cresca. Quando c'è stata ipotesi con una banca nel 2019 ho detto se c'era una proposta seria che possa generare valore non saremo un soggetto contrario. Siamo contrari quando ci sono progetti non chiari con piani non definiti», ha ricordato Nagel, riferendosi all’interessamento di Intesa Sanpaolo nel 2019.
Il futuro delle azioni Generali
«Se questa operazione andasse in porto, le azioni Generali andrebbero per la metà ai soci minori di Banca Generali, gli altri Generali con lock-up di 12 mesi. Se ci sarà interesse da qualcuno si faranno vivi».