Mediobanca ha fatto il passo giusto, forse troppo tardi...

Con lo scambio del 13 % detenuto in Assicurazioni Generali contro il 100 % di Banca Generali, annunciato il 28 aprile 2025, il CEO di Mediobanca Alberto Nagel ha reciso il legame storico con il Leone di Trieste, ha neutralizzato l’Ops ostile di MPS e ha accelerato la trasformazione di Piazzetta Cuccia in polo del risparmio gestito.

La proposta di Alberto Nagel è stata accolta con favore dal mercato e dai principali soci: separa definitivamente i destini di Mediobanca da quelli di Generali e porta in casa un asset perfettamente allineato alle nuove ambizioni nella gestione patrimoniale.

Dalla presentazione dell’operazione il titolo Mediobanca ha guadagnato oltre il 20 %, superando i 21 euro, mentre Banca Generali è salita di circa il 9 % a 55,8 euro, riducendo l’attrattiva economica dell’offerta MPS, ora in sconto di circa l’11 %.

Obiettivo difensivo centrato

L’entusiasmo in Borsa, però, non va frainteso: oltre alla validità industriale della mossa, sul prezzo di Mediobanca pesa anche lo scontro in corso tra chi immagina per Generali un futuro diverso da quello tracciato da Nagel.

Il progetto prevede un lock-up di dodici mesi sulle azioni Generali che Mediobanca riceverebbe, lasciando aperto il tema del loro successivo approdo – gradito a Nagel se finissero in Intesa Sanpaolo più che in Unicredit.

La partita si sposta in assemblea

Il crocevia decisivo sarà l’assemblea del 16 giugno 2025, chiamata ad approvare l’acquisizione di Banca Generali sotto la passivity rule.

Molti osservatori attribuiscono parte del rally a manovre di accumulo in vista della record date del 5 giugno: chi punta a far saltare i piani difensivi di Nagel ha ancora tempo per costruire posizioni rilevanti.

Venti di guerra che gonfiano il titolo

I «venti di guerra» giovano al titolo, passato dai 4,89 euro del 15 maggio 2020 ai 21 euro del 15 maggio 2025. La combinazione con Banca Generali è considerata da tempo logica sia sul fronte finanziario sia su quello industriale e libera finalmente il Leone dall’influenza di Piazzetta Cuccia.

Lo stesso Francesco Milleri, presidente di Delfin (primo azionista di Mediobanca con il 19,81 %), ha dichiarato che sosterrà l’operazione «se porterà valore a entrambe le società», pur evitando un vero endorsement. In ambienti finanziari si fa notare che la mossa di Nagel – pur corretta – arriva solo quando lo status quo non era più sostenibile; Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno già piani propri sul Leone e potrebbero non voler attendere l’agenda di Mediobanca, puntando a far bocciare l’operazione in assemblea.