Unicredit, Orcel traccia la rotta – uscita dalla Russia entro il 2026 e nuove ambizioni
Di Maria Chiara Consoli, redattrice di finewsticino.ch a Milano
La decisione è perfettamente in linea con le ripetute richieste della Banca Centrale Europea di ridurre l’esposizione verso Mosca, così come con le osservazioni del governo italiano, che aveva invocato il Golden Power per bloccare l’offerta pubblica di scambio su Banco BPM.
Roma aveva infatti indicato la presenza del gruppo in Russia come uno degli ostacoli principali all’autorizzazione dell’operazione.
Banco BPM resta il tassello strategico più logico
Il ritiro dell’offerta non significa che un’aggregazione con Banco BPM abbia perso il suo senso strategico. Per Unicredit, la fusione con la banca guidata da Giuseppe Castagna rappresenta ancora la via più naturale per rafforzarsi sul mercato domestico.
L’alternativa – un’eventuale offerta ostile su BPER – appare molto più complessa, considerata la presenza solida e determinata di Unipol come azionista di riferimento. Intanto, la cessione delle attività russe era ormai inevitabile, spinta da ragioni geopolitiche ancor prima che economiche. Prima della guerra in Ucraina, Mosca rappresentava circa il cinque percento dei ricavi del gruppo.
Ambizioni paneuropee intatte
Né il veto tedesco su Commerzbank né l’opposizione italiana a Banco BPM hanno raffreddato le ambizioni di Andrea Orcel.
«Quando si parla del sogno di un’Europa con grandi banche paneuropee, noi saremmo i primi a realizzarlo», ha dichiarato il banchiere al «Financial Times». «Per ora siamo concentrati esclusivamente sul battere la concorrenza attraverso una crescita redditizia e distribuzioni generose», ha aggiunto Orcel.
Affinché il dossier Banco BPM possa tornare operativo, sarà però necessario un intervento di Bruxelles. La Direzione Generale della Concorrenza o quella dei Servizi Finanziari della Commissione Europea potrebbero infatti esprimersi contro l’utilizzo del Golden Power da parte del governo italiano.
Bruxelles potrebbe intervenire
Nel mondo bancario cresce l’attesa per una possibile procedura d’infrazione dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia – un’ipotesi simile a quella avviata contro la Spagna per il caso BBVA-Sabadell.
Se la Commissione dovesse limitare i poteri di veto del governo italiano, l’appetito per Banco BPM potrebbe aumentare rapidamente. Paradossalmente, il primo a beneficiarne potrebbe essere Crédit Agricole, che già detiene poco meno del venti percento della banca milanese e avrebbe chiesto l’autorizzazione per salire oltre questa soglia.
Da «acquirente sgradito» a possibile salvatore
Non è un segreto che né il governo né i sindacati vedano di buon occhio un’eventuale conquista francese di Banco BPM. In uno scenario paradossale, Unicredit – da acquirente indesiderato – potrebbe diventare il «salvatore della patria», chiamato a evitare che un’altra grande banca italiana finisca in mani straniere.
Orcel si è sempre mostrato poco sensibile agli appelli patriottici, ma estremamente attento alle opportunità di business.
Riposizionamento nel risparmio gestito
Lo stesso pragmatismo si riflette nella decisione di non rinnovare la partnership con Amundi nel risparmio gestito. Secondo indiscrezioni di mercato, confermate in via ufficiosa, entro il 2027 Unicredit dovrebbe porre fine alla collaborazione con il gruppo francese per concentrarsi sulla partnership Nova, annunciata a fine 2022 insieme ad Azimut.
Questa scelta renderebbe un’eventuale fusione con Banco BPM – che ha recentemente rafforzato la propria presenza nell’asset management con l’acquisizione di Anima – ancora più interessante dal punto di vista strategico.
Orcel prepara il terreno
Molti tasselli devono ancora andare al loro posto affinché la strategia europea di Orcel prenda pienamente forma. Ma una cosa è certa – il banchiere ha iniziato a fare i compiti a casa, posizionando Unicredit per la prossima fase di consolidamento del sistema bancario europeo.


