Banca Generali balla da sola – ma resta la preda preferita di tutti
Di Maria Chiara Consoli, redattrice di finewsticino.ch a Milano
L’amministratore delegato Gian Maria Mossa, che non avrebbe disdegnato una fusione con Mediobanca, si trova ora a guidare un’istituzione estremamente redditizia verso nuovi orizzonti.
Ripensare la rotta futura
La private bank continua a registrare risultati da record, mantenendo alto l’interesse dei potenziali acquirenti. Per ora, tuttavia, la traiettoria appare risolutamente indipendente.
«Chiudiamo un terzo trimestre in crescita» ha dichiarato Mossa, «trainato dalla nostra rete esistente e, dopo il venir meno dell’offerta di Mediobanca, dalla progressiva normalizzazione del contributo del reclutamento netto. Le nostre masse hanno superato il picco storico dei 110 miliardi di euro, proseguendo un percorso di sviluppo che, nel triennio, ha visto crescere i volumi di quasi quaranta percento».
L’espansione in Svizzera dà slancio
Mossa ha inoltre sottolineato i progressi in Svizzera. «Negli ultimi tempi abbiamo accelerato in Svizzera, raggiungendo un accordo con tre professionisti molto stimati sulla piazza di Lugano.
Oltre a gestire un portafoglio clienti importante, porteranno competenze significative in diversi ambiti al nostro gruppo», ha spiegato.
Utili oltre le aspettative
Banca Generali ha registrato nel terzo trimestre un utile netto di 114,5 milioni di euro, in crescita del 15,6 percento rispetto allo stesso periodo del 2024 – ben al di sopra dei 97 milioni previsti dagli analisti.
Nei primi nove mesi, l’utile è stato pari a 314 milioni di euro rispetto ai 338,6 milioni dell’anno precedente, che però aveva beneficiato di commissioni di performance particolarmente elevate. Il trend positivo è proseguito anche dopo la chiusura del trimestre.
«I numeri di ottobre sono stati molto forti» ha aggiunto Mossa nel corso di una conference call con gli analisti. Nel mese, la banca ha realizzato una raccolta netta di 1,184 miliardi di euro rispetto ai 424 milioni dello stesso mese dell’anno scorso, portando i nuovi flussi dall’inizio dell’anno a 5,6 miliardi – una crescita annua dell’otto percento.
Un futuro da indipendente
Per ora, Mossa vede per Banca Generali un futuro stand-alone. «Siamo molto focalizzati sulla crescita interna, grazie a Intermonte, ad Alleanza e all’innovazione nel core business» ha detto il CEO, rispondendo a una domanda sul potenziale M&A nel settore del risparmio gestito.
La collaborazione con Alleanza, avviata lo scorso 9 ottobre, consentirà a Banca Generali di beneficiare della rete distributiva di Alleanza per lo sviluppo nel segmento affluent. Dalla partnership, la banca si attende di generare tra 40 e 50 milioni di euro di ricavi netti entro il 2030.
Ma resta una preda ambita
Nonostante la volontà di Mossa di crescere in modo organico, Banca Generali resta una delle realtà più appetibili del private banking italiano. Molti osservatori vedono in Unicredit il candidato più probabile per un futuro avvicinamento. Sotto la guida di Andrea Orcel, Unicredit sembra sempre più intenzionata a ridurre la propria dipendenza da Amundi nell’asset management e a rafforzarsi nel risparmio gestito.
Diversi analisti ricordano anche la collaborazione esistente tra Unicredit e Azimut, che nel dicembre 2022 ha portato alla creazione della società irlandese Nova Investment Management. Una mossa strategica simile, coinvolgendo Banca Generali, non può essere esclusa.
Orcel mantiene le mani libere
La recente decisione di Orcel di azzerare la partecipazione di Unicredit in Generali potrebbe rivelarsi decisiva. Con questa mossa elimina ogni possibile conflitto di interessi – e si lascia le mani libere nel caso emergesse l’opportunità di acquistare una parte della quota del Leone oggi in mano a Mediobanca.
La decisione azzera ogni legame potenziale, aprendo la strada a nuove alleanze – e rendendo Banca Generali una preda ancora più desiderata nel mutevole panorama finanziario italiano.


