UBS e sfide legali: una nube di incertezza

UBS ha pubblicato qualche settimana fa i risultati del quarto trimestre. Un aspetto che sta attirando l'attenzione degli investitori sono gli accantonamenti per contenziosi, in particolare nella gestione patrimoniale privata (Private Wealth Management PWM). Questi accantonamenti sono un indicatore importante del profilo di rischio giuridico.

Secondo l'ultimo rapporto trimestrale della banca, tra il 3° e il 4° trimestre 2024 è cambiato poco, in realtà addirittura per l'intero anno. Al 31 dicembre 2024, gli accantonamenti per contenziosi nel segmento PWM erano pari a 1,271 miliardi di dollari, cosa che riflette solo aggiustamenti minori rispetto al 30 settembre 2024, che includevano:

Un aumento di 104 milioni di dollari tramite «accantonamenti rilevati nel conto economico», 17 milioni di dollari da riclassificazioni come pure una diminuzione di 14 milioni di dollari tramite «accantonamenti opportunamente utilizzati» e 4 milioni di dollari tramite lo scioglimento di accantonamenti.

Questa spiccata stabilità degli accantonamenti segnalati contrasta con i significativi sviluppi avvenuti nell'ultimo anno nelle principali cause giuridiche di UBS. Ciò solleva la questione di quanto i rapporti finanziari riflettano in dettaglio l'effettivo contesto giuridico della banca.

I seguenti tre casi giuridici sono oggetto di discussione particolarmente intensa:

L'indagine del DOJ: un accordo che non è mai stato realizzato?

L'anno scorso, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) ha condotto un'indagine sul rispetto della controversia fiscale di Credit Suisse del 2014 con le autorità statunitensi, che si è conclusa con un'ammissione di colpa. Questo «Guilty Plea Agreement» aveva lo scopo di ripulire il passato in cui la banca aveva aiutato i clienti statunitensi nell'evasione fiscale.

Questa nuova indagine ha rivelato che all'epoca Credit Suisse non aveva soddisfatto alcune delle condizioni dell'accordo, motivo per cui ora sembra sia stata concordata una nuova penale.

Tali accordi vengono solitamente annunciati ufficialmente senza che giunga nulla al pubblico. Questa volta, finews.ch ha riferito, in merito a una ricerca del «Wall Street Journal» (WSJ), che era imminente un accordo di diverse centinaia di milioni di dollari. Questo è successo pochi giorni prima del cambio di potere a Washington. Ma questo accordo non si è ancora concretizzato ufficialmente. Le circostanze fanno sollevare più domande che risposte.

Ad esempio, i dettagli dell'accordo previsto con il DOJ sono completamente assenti nel rapporto del 4° trimestre di UBS. La tempistica della fuga di notizie al «Wall Street Journal», una pubblicazione che non tratta tali argomenti alla leggera, alimenta le speculazioni sulle fonti del giornale. Cui bono? Chi beneficia di queste informazioni?

Ci sono solo due fonti plausibili: UBS stessa o il DOJ. Dal momento che la vice-procuratrice generale dell'amministrazione Biden, Lisa Monaco, che era responsabile del caso UBS, era completamente impegnata nel cambio di governo con la nuova amministrazione Trump, sembra improbabile che i suoi collaboratori abbiano trasmesso tali informazioni in questo momento. Il che significa che è la banca stessa la fonte più probabile.

Ma perché UBS dovrebbe far trapelare un accordo di diverse centinaia di milioni di dollari al «WSJ» prima del previsto se non è stato ancora finalizzato? Si è trattato di un tentativo di fare pressione sui funzionari del DOJ affinché finalizzassero l'accordo prima del cambio di governo? O si è trattato di un errore di calcolo interno per il quale si pensava che un accordo fosse più vicino di quanto non lo fosse in realtà? Queste domande rimangono senza risposta e al momento non è chiaro se i negoziati siano ripresi sotto l'amministrazione Trump.

Il caso fiscale francese: una disputa legale senza fine

L'odissea giudiziaria di UBS in Francia ruota attorno alle accuse di acquisizione non autorizzata di clienti e di riciclaggio di denaro in relazione all'evasione fiscale.

Nel novembre 2023, la Corte di cassazione francese (Cour de cassation) ha annullato la cauzione di 1 miliardo di euro imposta dal tribunale di grado inferiore, come pure gli 800 milioni di euro di risarcimento danni civili, e ha ordinato un nuovo processo.

Ciò significa che UBS dovrà affrontare un nuovo processo al livello giuridico inferiore, che si tradurrà in un nuovo risarcimento danni, probabilmente significativamente inferiore.

In un'analisi giuridica pubblicata lo scorso anno sulla «Revue de droit fiscal», gli autori sostengono che la sentenza della Corte di cassazione migliori significativamente la posizione di UBS. Secondo loro, la decisione di UBS di rifiutare un'offerta di transazione («CJIP») di 1,1 miliardi di euro nel 2014 sembrava inizialmente un «grave errore», in quanto l'importo era più che triplicato, ma dopo le sentenze in appello e in Corte di cassazione, «questa percezione si è ribaltata».

Il caso degli ex clienti bulgari: un risultato misto

La controversia legale sul risarcimento danni per Bidzina Ivanishvili, l'ex primo ministro della Georgia, rimane irrisolta.

Il primo verdetto a Singapore a favore di Ivanishvili, che aveva condannato UBS a oltre 700 milioni di dollari di risarcimento danni, è stato ridotto di 282 milioni di dollari nell'ottobre 2024. Questa decisione gioca un ruolo importante in un altro caso legale alle Bahamas, dove si attende ancora un verdetto definitivo. La decisione alle Bahamas, in parte legata al caso di Singapore, farà chiarezza su quanto sarà elevato l'onere finanziario totale per UBS derivante da questa lunga battaglia legale.

Poca trasparenza

finews.ch si è rivolta a UBS per avere maggiore chiarezza su questi aspetti, ma come risposta si è fatto riferimento alle dichiarazioni molto generiche contenute nei rapporti finanziari della banca.

Nonostante i movimenti legali degli ultimi mesi, UBS è molto cauta nella sua comunicazione in merito ai procedimenti giudiziari e ai relativi accantonamenti. Sarebbe auspicabile una comunicazione un po' più attiva, anche per gli investitori.