Un duetto per il futuro di Mediobanca: funzionerà?
Di Maria Chiara Consoli, redattrice di finewsticino.ch a Milano
E’ quanto emerso dalla lista presentata da Monte dei Paschi di Siena in vista del rinnovo dei vertici che sarà all’oggetto dell’assemblea convocata per il prossimo 28 ottobre.
Lista presentata da Mps
La lista del dettaglio comprende oltre a Grilli e Melzi d’Eril, Paolo Gallo, Andrea Zappia, Massimo Lapucci, Federica Minozzi, Tiziana Togna, Ines Gandini, Sandro Panizza, Giuseppe Matteo Masoni, Donatella Vernisi e Silvia Fissi.
La scelta finale è caduta su due nomi che assicurano uno standing assai elevato al management della banca. Grilli ha un curriculum di rilievo internazionale che ne certifica le capacità di banchiere, politico e di grand commis di stato.
Scelta di alto profilo
Si è occupato di privatizzazioni al Tesoro con Mario Draghi, è stato ministro dell’Economia nel governo di Mario Monti, e banchiere d’investimento internazionale al fianco di Jamie Dimon in Jp Morgan. Al suo attivo anche un breve passaggio in Credit Suisse. Ha lavorato come Managing Director presso Credit Suisse First Boston a Londra dal 2001 al 2002.
Nel recente passato ha assistito Leonardo Del Vecchio nell’acquisto della quota in Mediobanca. Un ruolo che non è peregrino leggere oggi come un passaggio chiave verso la sua nomina alla presidenza.
Il legame con Del Vecchio
Come Grilli anche Melzi d’Eril ha fatto dell’understatement la sua cifra stilistica. Arriva da Anima, società confluita in Banco Bpm, in cui ricopriva la carica di Ceo. Milanese, 50 anni, ha studiato al Liceo scientifico Severi di Milano e poi si è laureato in Bocconi.
Ha iniziato la carriera in Dresdner Kleinwort Benson, per poi passare a Unicredit nell’era di Pietro Modiano, e quindi al fondo Clessidra dove ha fatto crescere Anima. Nell’ambiente finanziario è apprezzato anche per la sua estrema riservatezza, uno dei marchi di fabbrica di Mediobanca.
Carriera e stile personale
Il primo dossier che dovrà affrontare il Ceo di Mps Luigi Lovaglio è legato alla decisione se procedere al delisting e alla fusione di Mediobanca.
Secondo più di un osservatore Mps, che controlla l’86,35% di Mediobanca, ha più interesse a prendere la strada della fusione per fare esplodere i 700 milioni di sinergie promesse al mercato, e anche perché questa modalità consentirebbe di utilizzare tutti i 2,9 miliardi di Dta.
Le sinergie e i Dta
La disciplina delle Deferred Tax Assets (imposte differite attive) consente di qualificare come crediti d'imposta le attività per imposte anticipate iscritte in bilancio.
Il primo dossier che affronterà Melzi D’Eril deve necessariamente essere la presentazione di un piano di retention che fermi la fuoriuscita di banker, soprattutto dal wealth.
Nei giorni scorsi sono usciti, per approdare al gruppo Intesa Sanpaolo Gianluca Piacenti, in Mediobanca dal 2004 dopo una lunga permanenza in Ubs Italia, e di Alessandro Vagnucci, che era Managing Director e Deputy Head della Divisione Private Banking.
Il rischio per il Wealth Management
Il nuovo Ceo deve evitare che il corteggiamento della concorrenza possa sedurre altri pezzi grossi del Wealth Management, in primis il team nell’UHNWI di Luca Sicari arrivato in Mediobanca da Credit Suisse nel 2023.
Secondo alcune indiscrezioni circolate sul mercato nelle scorse settimane, la nuova Mediobanca potrebbe essere interessata agli asset di Ubs in Italia. L’operazione sarebbe stata possibile se il nuovo Ceo di Mediobanca fosse stato Roberto Mulino, attuale country manager di Ubs in Italia.
L’ipotesi Ubs
Il manager è stato nella short list di nomi per la carica di Ceo di Mediobanca. Ora che la scelta è ricaduta su Melzi d’Eril l’acquisto degli asset italiani della banca elvetica appare assai meno probabile.