La controllata svizzera della Popolare di Sondrio liquida i risultati migliori di sempre e distribuisce dividendi per oltre 4 milioni di franchi.

Bps Suisse, la controllata svizzera dell’italiana Banca Popolare di Sondrio, ha chiuso il 2023 con i migliori conti di sempre.

Nel dettaglio Il risultato d’esercizio, al netto di ammortamenti e accantonamenti, è salito a 35,906 milioni di franchi svizzeri, in aumento del 70% rispetto al 2022 mentre l’utile è stato pari a 28,165 milioni di franchi, in aumento del 72% rispetto a quanto fatto registrare nell’esercizio precedente. Sulla scorte di questi risultato il Consiglio di Amministrazione propone all’assemblea generale il pagamento all’azionista di un dividendo pari a 4,05 milioni di franchi e il versamento della differenza, pari a 24,115 milioni, alla riserva legale da utili.

Non certo gli asset esotici

Mario Alberto Pedranzini, Ceo della controllante italiana e anima della banca valtellinese, gongola per una pluralità di motivi. Il primo è legato alla natura di «banca per il territorio» che ha confermato Bps Suisse. In Italia questo claim è da sempre uno degli strumenti identificativi di Intesa Sanpaolo. Bps Suisse lo declina perfettamente in salsa ticinese, felice di essere un fattore di ricchezza per il Canton Ticino.

Inoltre la banca è cresciuta anche rilevando e occupando parte del terreno lasciato libero da Credit Suisse. Non certo gli asset esotici, per cui è tristemente rinomata la banca confluita in Ubs, ma quelli in linea con la storia della Bps. il successo della banca la mette in pole position per potere beneficiare dell’ondata di masse che arrivano e arriveranno dall’Italia, ora la Svizzera non è più nella black list dei paradisi fiscali.

Una Nouvelle vague che ha portato Banca Generali a chiedere, e a ottenere, una licenza bancaria elvetica.

Boom attività da negoziazione

Tornando al conto economico il risultato netto da operazioni su interessi nel 2023 è diminuito a 33,902 milioni di franchi (-49%), nonostante la crescita del portafoglio crediti e la sua bassa rischiosità, a causa dell’impatto del rifinanziamento degli impieghi in euro, il risultato da operazioni su commissione e da prestazioni di servizio è rimasto stabile a 24,973 milioni di franchi mentre il risultato delle attività di negoziazione e dall’opzione fair value è salito a 62, 534 milioni (+525%) per effetto delle operazioni di currency swap, che hanno più che compensano la flessione del risultato netto da operazioni su interessi.

I costi d’esercizio sono aumentati a 80,327 milioni di cui 55, 429 milioni di costi per il personale, pari a 369 dipendenti, con un incremento di 10 unità rispetto alla fine dell’esercizio precedente.

Realizzata con prudenza

La raccolta dalla clientela ha beneficiato del buon andamento degli afflussi netti . Per contro, il recupero delle quotazioni, sia azionarie che obbligazionarie, è stato compensato dalla svalutazione degli asset in euro in sede di conversione contabile. La raccolta complessiva ammonta a 5,633 miliardi di franchi, in aumento del 4% rispetto all’anno precedente, di cui 3,411 miliardi di raccolta diretta e 2,222 miliardi di raccolta indiretta.

La variazione è stata negativa per il 3% rispetto al 2022 per la diretta e positiva per il 16% per la indiretta. Gli impieghi alla clientela sono aumentati a 5,529 miliardi di cui 4,977 miliardi di crediti ipotecari e 552 milioni di altri crediti. «La progressione, spiega la banca, è stata realizzata con prudenza, in considerazione dei possibili effetti a medio termine dell’aumento dei tassi d’interesse, con l’obiettivo di mantenere la rischiosità sugli attuali confortanti livelli».