La Procura accende i riflettori sull’ultimo collocamento Mps

Un noto detto italiano recita: «tanto tuonò che piovve». È quanto sembra accadere nella complessa vicenda che coinvolge Monte dei Paschi di Siena (Mps), Mediobanca e due azionisti di peso: Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin. Entrambi non solo presenti nel capitale di Mps, ma anche soci critici di Mediobanca e della sua gestione di Generali.

Nei mesi scorsi, Mediobanca aveva sollecitato Bce e Consob a valutare l’eventuale concerto tra Delfin e Caltagirone. Ora, secondo quanto emerso, la Procura di Milano sta indagando sul collocamento dell’ultima tranche di Mps, che ha visto l’ingresso nel capitale proprio di questi due soci, oltre che di Banco Bpm e Anima.

Il fascicolo si allarga

Questo evento ha fatto da innesco alla successiva offerta pubblica di scambio lanciata da Mps su Mediobanca. Il fascicolo, aperto con il cosiddetto «modello 21», indica la presenza di indagati – persone fisiche e giuridiche – che però, allo stato attuale, non hanno ricevuto alcuna contestazione formale.

Le indagini, come spesso in casi delicati, vengono condotte «con il massimo riserbo». A coordinarle sono il procuratore aggiunto Roberto Pellicano e il procuratore capo Marcello Viola.

Collocamento ai raggi X

Il punto focale dell’indagine riguarda la gestione dell’operazione di collocamento da parte di Banca Akros, avvenuta tramite un accelerated bookbuilding lo scorso 13 novembre, relativo al 15% del capitale di Mps. Tecnicamente una vendita tra privati, ma trattandosi di una partecipazione statale, la prassi vorrebbe l’invito alla più ampia platea possibile.

I magistrati vogliono capire se gli unici invitati furono proprio gli attuali vincitori. Banco Bpm, controllante di Akros, ha acquisito il 5%; Anima, già oggetto di opa da parte di Banco Bpm, ha preso il 3%. A Caltagirone e Delfin è andato il 3,5% ciascuno del Monte.

l nodo del prezzo

Altro punto d’interesse è il prezzo di cessione: è stato identico per tutti? Il collocamento è avvenuto con un premio del 5%, portando il prezzo finale a 5,7 euro per azione. Secondo alcune indiscrezioni, anche Unicredit avrebbe manifestato interesse ad acquistare il 10% di Mps, senza però ricevere alcun invito.

Banca Akros, in una nota, ha respinto ogni accusa, sottolineando di aver agito nel pieno rispetto delle regole e delle prassi, con centinaia di investitori istituzionali coinvolti tramite piattaforma informatica e con parità di trattamento per tutti gli ordini.

Un'indagine nata da una querela

La miccia è stata una querela per diffamazione presentata da Mediobanca, che si riteneva danneggiata nell’immagine da accuse di ostruzionismo nei confronti delle operazioni di Delfin e Caltagirone, attivi anche in Mps e Generali. La denuncia ha dato origine a un fascicolo che ora raccoglie l’intero filone investigativo sul risiko bancario.

La Procura sta valutando come far evolvere le indagini, che al momento restano in una fase iniziale. Tuttavia, gli scenari futuri potrebbero avere implicazioni molto concrete.

Scenari e precedenti

I magistrati potrebbero decidere di intervenire d’urgenza, ad esempio con il sequestro delle azioni o il congelamento dei diritti di voto, scelte che inciderebbero direttamente sulle partite in corso tra gli istituti finanziari coinvolti. Un precedente in tal senso risale alle scalate bancarie del 2006.

Tuttavia, osservatori notano che il procuratore Viola è più prudente rispetto al predecessore Francesco Greco. Potrebbe quindi prendersi più tempo per le indagini. In tal caso, le operazioni in corso seguirebbero il loro corso, e la giustizia arriverebbe solo a giochi fatti – come accaduto ai molti esposti della famiglia Malacalza su Carige, ormai assorbita da Bper.